Interpretare Dio
Nel 2003 Jim Carrey interpretò un film molto carino dal titolo “Una settimana da Dio”. In sostanza la trama del film (molto in sintesi) narra la storia di un reporter al quale le cose vanno male e che se la prende costantemente con Dio, il quale, stanco delle sue lamentele, gli propone per una settimana di sostituirsi a lui. Ovviamente il reporter prendendo in mano i poteri di Dio prima di tutto mette a posto tutte le sue cose personali (ah questo benedetto Ego…) e poi si rende conto che il mondo sta andando a rotoli e anche le sue cose personali non stanno andando davvero come vorrebbe. Nel finale, che non rivelo in caso qualcuno volesse vedere il film (come al solito Carrey è brevissimo e c’è uno strepitoso Morgan Freeman nella parte di Dio), il Creatore dice al repoter che non ha bisogno di “interpretare Dio”, ma che che lui ha già in sé una scintilla divina, che deve essere utilizzata per portare “gioia” al mondo.
Ovviamente di questa “verità” detta nel film, ne siamo ben consapevoli e molto spesso in queste mie chiacchierate ne ho fatto cenno. Ma oggi, alla luce di quanto sta accadendo viene da domandarsi quanto, da alcuni, questa scintilla divina sia usata veramente per portare “gioia” al mondo o al contrario per avviarne la distruzione.
In questi ultimi anni la teoria transumanista ci ha mostrato che il futuro dell’umanità consiste nell’ aumento delle capacità fisiche e cognitive per migliorare gli aspetti “deboli” della condizione umana (la malattia, l'invecchiamento, la morte?) in vista anche di una possibile “trasformazione post umana” che vede una generazione di “più che umani” in una convergenza tecnologica di biologia, informatica, nanotecnologia e scienze cognitive. Insomma, la creazione di androidi e replicanti che potranno vedere “cose che voi umani non potreste immaginarvi”, come il personaggio del film Blade Runner (oggi sono in vena di citazioni cinematografiche).
E mentre il mondo viene distratto da mille comunicazioni mediatiche disorientanti, in sordina, in una nicchia comunicativa riservata a pochi eletti (quel pomposo mondo “scientifico” che gioca, appunto, a fare Dio), l’avanzata transumanista procede a velocità inarrestabile, con l’elaborazione di embrioni “sintetici”[1], mini-robot morbidi, senza componenti meccaniche ma in grado di muoversi grazie a un flusso magnetico (la nuova frontiera della medicina mini invasiva, dicono)[2] e microchip che “ascoltano il cervello”[3]. E ne potremmo citare ancora tante altre.
Qualcuno leggendomi penserà che ho letto troppi libri di fantascienza e che questa realtà è ancora a di la da venire, ma scopro che in realtà i Cyborg (ovvero creature in parte umane e in parte meccaniche, o comunque umani che utilizzano parti meccaniche nella loro fisiologia) esistono già e sono una realtà e addirittura nel 2016 in Svizzera, si sono tenute le Cybathlon, il primo evento sportivo di atleti che usano dispositivi high-tech (protesi, esoscheletri e altri dispositivi robotici ed assistivi) e che si differenziano dalle Paralimpiadi perché non si tratta di sport “comuni” praticati da persone diversamente abili. Si tratta di discipline totalmente nuove, che possono fare esclusivamente i “cyborg”.
Ovviamente qui non stiamo facendo una crociata contro il progresso o tutte quelle scoperte che possono portare gioia e benessere al mondo e che possono aumentare la bellezza del creato. Non auspichiamo certo una cultura oscurantista dove l’intelletto dell’uomo non possa esprimersi. Sarebbe fin troppo facile liquidare tutto questo con la solita deriva complottista e integralista.
No. Qui c’è in gioco ben altro ed è necessario fare una riflessione molto, ma molto, seria.
Siamo a immagine e somiglianza di Dio, ma con una meravigliosa natura umana imperfetta che è l’esaltazione di questa immagine e somiglianza. Le nostre fragilità, le nostre paure, le nostre “imperfezioni”, sono quelle che ci permettono di ascoltarci, metterci in discussione evolverci. E anche di scegliere se avviarci verso la conclusione del cammino in questa dimensione. Essere a immagine e somiglianza di Dio significa volontà, creatività spirito di iniziativa e uso dell’intelletto, ma anche tensione verso lo spirito ed esaltazione dell’anima, custodia del creato e apprezzamento del limite della creatura.
Vogliamo davvero essere “superumani”? Qual è il prezzo da pagare per questo?
In coda a questo articolo un’ultima annotazione, che apparentemente sembrerebbe essere fuori contesto, ma che, invece, guardando il “progetto generale” è assai pertinente e abbastanza inquietante: il vocabolario Oxfam Inclusive Language Guide ci dice che è meglio evitare le parole MADRE e PADRE. Premesso che chi scrive non è omofoba e da tempi non sospetti inclusiva e accogliente, ma questo suggerimento mi fa pensare non al rispetto della diversità, ma ad una manipolazione cognitiva a livello collettivo, travestita da “buonismo”. Gli archetipi del maschile e femminile hanno una valenza potentissima, così come i simboli di paternità e maternità. Perché evitarli? Perché questo tentativo di manipolare e annullare cio’ che a livello di inconscio collettivo rappresenta un elemento energetico di “costruzione della vita”?
In questa società distopica dove accettare anche l’inaccettabile è diventata una prassi, ci sembra che questi tentativi di manipolazione linguistica portino tutti verso una sola direzione: la spersonalizzazione, la mancanza di individuazione e di bilanciamento di energie che molto hanno a che fare con “l’umanità” e con la sua identità. Se annullo i simboli dell’umanità, sono pronto a diventare una macchina senza coscienza. Un involucro potentissimo, ma senza anima. Ma l’anima ci consente di ascoltare il fruscio delle stelle del mattino e di accettare i nostri limiti e trasformarli, senza diventare necessariamente degli “esseri superiori”, che di “divino” non hanno nulla.
Anche il Cyborg di Blade Runner alla fine decide di "morire", di andare altrove. Prima di essere corpi da “perfezionare”, siamo anime che sono venute in questa dimensione per svolgere una missione, per esprimere una vocazione. E occorre ricordarlo costantemente, perché solo così potremo custodire la Vita.
[1] Il dipartimento di genetica del Weizmann Institute of Science è riuscito infatti a creare perfetti embrioni sintetici di topo partendo da cellule staminali, senza l'uso di sperma, uova o utero.
[2] Realizzati dal Dipartimento di Meccanica del MIT (Massachusetts Institute of Technology). Sono minirobot impiegati per controllare il flusso di sangue in una vena o in un'arteria, per prelevare campioni di tessuto, per portare medicinali o piccole telecamere in zone del corpo difficilmente raggiungibili con altre tecnologie.
[3] Il chip di Neuralink di Elon Musk, creato per portare benefici ai malati di Parkinson e di Alzheimer e a chi soffre di disabilità motorie ed ai ciechi e la SiNAPS (Simultaneous Neural Recording Active Pixel Sensor technology) messa a punto dalla startup Corticale (azienda tutta italiana), anche questa impiegata nel campo della diagnosi, della terapia e della farmacologia.