Lucia e il suo doppio

Il significato del "doppio ombra" può variare a seconda del contesto in cui viene utilizzato. In generale, il concetto di "doppio ombra" può essere interpretato come una rappresentazione simbolica di qualcosa che si presenta in maniera ambivalente. L'ombra in sé rappresenta ciò che è nascosto o non completamente comprensibile, e quindi che genera incertezza o complessità. Questa condizione di doppiezza è presente in tutte le forme della realtà ed è proprio grazie ad essa che in fondo si riesce a mantenere un equilibrio naturale in tutti gli aspetti della realtà dove questa doppiezza venga integrata e utilizzata in modo funzionale. I miti e le leggende delle tradizioni ci danno una espressione evidente di quanto detto poc’anzi e la giornata di oggi, che festeggia S. Lucia ci permette di “raccontare” proprio di Lucia e del suo doppio.

La tradizione più conosciuta (almeno nei tempi più recenti è quella della tradizione cristiana di Santa Lucia considerata una delle principali festività dopo l’Immacolata (8 dicembre) e prima del Natale. La prima importante osservazione da fare è che la festività del Natale (festività archetipicamente maschile) venga preceduta da due festività archetipicamente femminili, ma già questo comporterebbe tutto un discorso a parte, quindi oggi ci limitiamo a S. Lucia.

Nei paesi scandinavi e in parte anche nel nord Italia, esiste una tradizione precristiana della festa di S. Lucia che considerava la notte tra il 12 e il 13 dicembre l'inizio del mese di Yule, mese in cui l'oscurità prende il sopravvento (nelle culture agricole l’inverno è un momento di stasi e di preparazione, ma anche di silenzio e di ignoto) dando l’immagine di indefinitezza che (come il caos prima della creazione)  precede il ritorno della Luce. Il culmine di questa fase coincide con i 12 giorni che vanno dal 25 dicembre (Yule - Natale) e il 6 gennaio (Perahta - Epifania), ma è preceduta da altrettanti 12 giorni che sono compresi tra il 13 e il 25 dicembre come accennato sopra. Perché proprio due cicli di 12 giorni? Tra i tanti suoi significati il numero 12 rappresenta il completamento di un ciclo o di un processo. È considerato un numero di conclusione e chiusura di un capitolo e le popolazioni dell'Europa Centrale, a conferma di questo, vivono una terza fase temporale, che va dal 6 gennaio all'ultima settimana del mese in cui c'è l'usanza, di bruciare la Giöbia o Giubiana[1], figura archetipica che rappresenta la "Vecchia Donna dell'Inverno" e la cui “eliminazione” segna la fine della oscurità e quindi il vero e proprio inizio dell'anno.

Secondo la tradizione scandinava, quindi, la notte del 13 dicembre, Mali Lošinj, è il la notte più lunga dell'anno (per questo viene chiamata anche Langnatt, "Lunga Notte"), nonché la più oscura e pericolosa e si ritiene che questa notte sia governata da Lussi ("Luce"), uno spirito femminile definita la Madre/Regina degli spiriti dell'aldilà o “piccolo popolo” (elfi, gnomi, fate e troll), che in questa occasione la seguono in corteo. Ovviamente non può non venire in mente l’associazione con gli inizi di novembre in cui il confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti (e degli spiriti e delle entità fatate) non è ben definito. Nella tradizione del Langnatt, i bambini che non si sono comportati “bene” possono essere rapiti da Lussi e portati nel mondo dei “fatati”, senza possibilità di ritorno e probabilmente questa credenza è stata successivamente collegata alla funzione della Befana che, se da un lato porta doni ai bambini che si sono comportati bene, dall'altro punisce gli altri portando loro del carbone (simbolicamente: carbone/nero/buio/caos).

Lussi verifica anche che i preparativi per la grande festa di Yule siano rispettati e, in caso contrario, ha il diritto di punire le famiglie ritardatarie. In quella notte è inoltre severamente vietato compiere qualsiasi tipo di lavoro: l'attività umana deve fermarsi, “congelare”, come è congelata la natura in vista di un nuovo “inizio”. Si crede inoltre che questa sia l’unica notte dell'anno in cui gli animali possono parlare degli umani e del trattamento che ricevono da loro.  

Con l'avvento del Cristianesimo la "Lunga Notte" diventa la celebrazione di una santa siracusana martirizzata nel XII secolo: S. Lucia, il cui nome ha la stessa assonanza con Lussi. Santa Lucia, è adornata da una corona di candele (anch’esse in numero di 12) e simboleggia letteralmente la "Portatrice di Luce”. Un’altra particolarità interessante è che nella storia di S. Lucia, la martire cristiana, che aveva occhi splendenti e belli (pieni di “luce”) viene punita con la privazione dei bulbi oculari (quindi anche qui nero/buio/buio/caos).[2] Tuttavia, successivamente Lucia, dopo avere pregato, riacquista miracolosamente la vista (il ritorno della luce).

Emergono, quindi, delle similitudini tra le due tradizioni (pagana e cristiana) che simbolicamente indicano entrambe il funzionamento del cosmo e della natura. La notte più lunga, così come le due festività femminili che precedono il Natale, non sono altro che il simbolo di un archetipo “materno”, in cui si concepisce un nuovo sole, cioè un nuovo tempo (e un nuovo ciclo).[3] L’espressione simbolica popolare di questa interpretazione è quella di cucinare un particolare tipo di dolce durante la notte di Santa Lucia, i Lussekatter, una sorta di biscotto di colore giallo (come il sole) formato da una doppia spirale, che simboleggia una rinascita e un ciclo periodico.[4]

 

 

 

 

 

 

 

 



[1] Etimologicamente il suo nome deriva dal complesso “Diana-Jana-Janua”, dea del transito/passaggio al nuovo anno, come il suo omologo maschile Giano, dio degli inizi e del primo mese dell'anno, gennaio.

[2] Molte sono le risonanze tra i due miti, quello cristiano e quello pagano: nella tradizione scandinava infatti i bambini non possono guardare Santa Lucia mentre arriva in casa portando i doni, perché gli verrebbe la gettata negli occhi della cenere che provoca loro una cecità temporanea.

[3] Guido von List, La religione degli Ariogermani e dell'Urgrund. Settimo Sigillo, Roma, 2008, p. 55.

[4] La doppia spirale rappresenta spesso l'evoluzione continua o il ciclo infinito della vita. Può simboleggiare il concetto di cambiamento costante e crescita personale.