Simboli d'autunno
Nell’analisi #biosimbolica una grande importanza riveste anche il contesto ambientale in cui una determinata risposta #biologica si manifesta. Ovviamente tale contesto è sempre e comunque individuale ed originale, ma possiamo indicare alcuni parametri guida che ci danno una chiave di lettura simbolica molto importante.
Uno di questi parametri è il valore simbolico delle stagioni. Siamo intimamente legati ai cicli #naturali, sia nel nostro corpo che nella nostra psiche e nella nostra anima e quindi in noi qualcosa vive lo stesso processo, con lo stesso ritmo. Le stagioni che cambiano sono punti chiave nella visione biosimbolica perché anticamente, a questi “passaggi” si attribuivano degli aspetti simbolici molto importanti perché rappresentavano momenti di cambiamento. L’equinozio d’autunno, il #solstizio d’inverno, l’equinozio di primavera e il solstizio d’estate rappresentavano delle “porte di accesso” a nuovi cicli vitali e di crescita ben definiti con energie specifiche che hanno una influenza enorme sul sistema umano nella sua unità #bio/#emotiva/#spirituale.
Vediamo quindi quali indicazioni importanti ci può dare la stagione che stiamo vivendo: l’Autunno.
Una prima, ovvia, indicazione è quella strettamente legata alla connessione tra il ciclo biologico della persona e la #stagione: in autunno la variazione della luce diurna, ha effetti non solo a livello dei neurotrasmettitori e degli ormoni, ma anche nel tono dell’umore, dato molto importante su quello che può essere il “modo” di affrontare la rappresentazione della risposta biologica (il sintomo). In autunno, infatti, spesso viviamo una dimensione psichica che è vicina alla malinconia, ad un sentimento di fragilità, di instabilità dell’esistenza.
Ovviamente dal punto di vista #epigenetico, questo senso di caducità e instabilità potrebbe attivare quei simboli inconsci ai quali seguono una serie ben precisa di risposte biologiche: se ad esempio il simbolo primario che mi porta a dare una risposta biologica di dolore alle vertebre cervicali è la percezione di una mia instabilità o labilità di vita, in autunno è molto probabile che io, ricorrentemente possa avere dolori alle vertebre cervicali, mal di testa, capogigiri ecc.
Ma come sempre accade ogni simbolo ha una doppia valenza e ancora una volta l’etimologia ci dà un enorme aiuto nella comprensione del dato simbolico: la parola “autunno” deriva dal latino augere che significa aumentare/arricchire, quindi non solo un momento di rallentamento e di sosta, ma anche un periodo di rinascita, in cui con le prime piogge (l’elemento #acqua/femminile), tutto riprende vita dopo la “siccità” estiva (l’elemento #fuoco/maschile). Con l’equinozio d’autunno, abbiamo l’equilibrio tra il maschile è il femminile in quella “notte uguale” (aequinoctium) che lo caratterizza
Le risposte biologiche autunnali possono quindi essere intimamente trasformate e viste come #cambiamento, #rinnovamento e annullamento della loro ricomparsa annuale. Le nostre risposte biologiche autunnali devono portarci a #osservare noi stessi, ascoltando profondamente la nostra interiorità. Anche quella parte “oscura” che ci permette la trasformazione.
L’elemento collegato all’autunno è come abbiamo accennato l’acqua a cui sono associate le emozioni, i sentimenti, le paure, che devono essere lasciate andare per accettare i “nuovi frutti” della nostra trasformazione godendo di ciò che si ha anziché vivere concentrandosi su ciò che manca.
Mal di gola, problemi intestinali, dolori ad ossa e articolazioni sono alcune tra le risposte biologiche tipiche dell’autunno, in cui, come abbiamo detto c’è una maggiore enfatizzazione del senso di precarietà e di incertezza. Vediamo quali potrebbero essere dal punto di vista biosimbolico, i dati simbolici che le hanno generate e/o enfatizzate.
L’incertezza della “direzione” con i dolori articolari: lo scheletro è la struttura che ci sostiene e che permette al nostro corpo di essere eretto e orientarsi nello spazio. Questa funzione biologica è la risposta di un piano animico che ci parla di percezione del nostro valore e disvalore, di rapporto con il mondo esterno e di capacità ad essere passivi o proattivi (azione e movimento vs immobilità e blocco) nei confronti della vita e nel modo di affrontarla (correre/fuggire).
L’incertezza del “dire” con il mal di gola: quando simbolicamente vengono coinvolti il cavo orale e il primo tratto delle vie respiratorie stiamo manifestando la difficoltà nella nostra espressione verbale. Le risposte biologiche che riguardano Faringe e Laringe ci dicono che stiamo inserendo una corazza a livello del collo per controllare le emozioni e non lasciarci andare. Le emozioni sono congelate da qualche parte e avrebbero un gran bisogno di sciogliersi in un pianto liberatorio che invece continuiamo a controllare. È presente una eredità #transgenerazionale in cui le sofferenze andavano taciute (parli di ciò che non dovresti) o dove non si era ascoltati. Ci troviamo, di fronte a una conflittualità̀ tra il “dire e non dire. Si richiede protezione e “sicurezza” dall’esterno, pertanto le rappresentazioni delle risposte biologiche si esprimono attraverso gonfiori e infiammazioni che “sbarrano” la strada a qualsiasi cosa. Si ostacola tutto ciò al quale non riusciamo a trovare una collocazione e/o una direzione, perché la “scelta” ci comporterebbe dolore, difficoltà o perdita di sicurezza, a causa della nostra mancanza (in quella determinata circostanza o fase della vita) di parametri interiori stabili di giudizio, uniti ad un grande senso di inadeguatezza che ci porta ad un controllo estremo della realtà.
L’incapacità di lasciar andare con i problemi intestinali: le emozioni profonde e intense fanno paura. Lasciar andare? Quando parliamo dell’intestino ci riferiamo principalmente a ciò che sta dentro alla pancia, dove risiedono le nostre emozioni più #profonde, incontrollabili e #primordiali. Qualcuno ha paragonato la struttura dell’Inferno di Dante alle volute dell’intestino, che in questo modo viene stigmatizzato simbolicamente come il custode di tutte le sensazioni inconfessabili. L’intestino è un labirinto paludoso in cui l’ombra si aggira indisturbata. Quell’ombra che se pure invisibile alla nostra coscienza è inseparabile da noi.
La predisposizione a vivere l’Autunno ha perciò un carattere non passivo ma riflessivo, di bilancio e di presa di coscienza che ci proietta verso il riconoscimento di tutte le nostre potenzialità che ci permetteranno di affrontare poi l’inverno, un periodo di introspezione ma anche di riposo e rilassamento, quando la natura diventa maestra e ci insegna l’arte del cambiamento.