Una nuova realtà

Molto spesso nei miei interventi parlo di “mondo nuovo” e recentemente qualcuno si è mostrato perplesso per le infelici assonanze che questa frase possa avere con la comunicazione/visione che una certa frangia di pensiero porta vanti in relazione al “nuovo ordine mondiale” o “all’uomo nuovo” evocato dalla filosofia transumanista. Dato che abbiamo presupposto che per fare qualcosa di costruttivo e di diverso è necessario avere una conoscenza reale e interiorizzata delle parole, è bene allora vedere nel dettaglio tutte queste parole e sapere con libertà quali e come “pronunciarle”.

Di fondo tutte queste frasi che evocano progetti di una diversa realtà, parlano del nuòvo (meglio mettere anche l’accentazione giusta), parola che deriva dal latino nŏvus e che ha come significato principale (a parte tutte le declinazioni contestuali) di “cosa fatta o avvenuta o manifestatasi da poco, spesso in contrapposizione diretta a vecchio, antico, e quindi con significato prossimo a recente, attuale, moderno, ma con notevole varietà di accezioni” (Dizionario Treccani).  In senso ampio quindi ci evoca qualcosa di diverso da quello che c’era prima, un “cambiamento” (non necessariamente positivo in realtà) ma che sicuramente ha un movimento sostanziale verso una trasformazione della realtà.[1] In molti casi il termine si contrappone al termine “usato”, indicando in questo caso l’alternativa a qualcosa che ormai non riveste più, pienamente, la sua funzione originaria

Insomma, una parola che ci parla, in qualsiasi contesto essa venga utilizzata ( e quindi profondamente interiorizzata a livello cognitivo e simbolico) di propositi e comportamenti profondamente in mutamento rispetto ai precedenti, che si aggiungono a ciò che già c’era o che si aveva prima aprendo o sostituendo con elementi inediti. Le parole che si associano al termine “nuovo” sono quindi importantissime, perché ci danno proprio indicazione di quale realtà stiamo cercando di costruire e quale energia intendiamo mettere in questa costruzione.

E veniamo dunque ad altre due parole: Mondo e Ordine.

La parola mondo, dal latino mŭndu(m), deriva forse dall’aggettivo mŭndus nel senso di “pulito”, “incontaminato” e corrisponde al greco kósmos (cosmo). Quindi in primo luogo indica l’universo, ovvero l’insieme di tutte le cose esistenti e se vogliamo aggiungere un significante dalla probabile derivazione dall’aggettivo, un “universo pulito, incontaminato, in equilibrio (l’aggettivo mundus ha anche il significato di ordinato). Ovviamente nel linguaggio comune la parola “mondo” è più vicina alla Terra come luogo in cui si svolge la vita dell’uomo, e quindi simbolo della vita stessa (mettere al mondo, venire al mondo ecc.)  e anche delle vicende umane e dell’insieme di tutte le persone accomunate da una civiltà, da una religione, da una idea. E se preceduto da un articolo indeterminativo ci dà anche il senso della “quantità” di queste vicende o di queste persone.

La parola “ordine” deriva dal latino ōrdo ōrdĭnis e sta ad indicare la disposizione regolare di più cose collocate secondo un criterio ragionato. Il modo con cui vari elementi si debbano susseguire nello spazio, nel tempo o in una successione ideale. È quindi un “criterio”, un “metodo” (anche ideale), di pensare in modo rigoroso (quasi ineluttabile) ad un insieme di persone, di cose, di fatti ecc. Se utilizzato in modo perentorio ci richiama il funzionamento regolare e disciplinato di una collettività, connesso con l’osservanza di determinate norme e regolamenti imposti da una autorità. Espressione quindi di una volontà, formulata di solito in tono assoluto e preciso, da chi ha l’autorità d’imporre

Vediamo immediatamente che già esiste una profonda differenza tra l’equilibrio” intrinsecamente evocato dalla parola “mondo” e la “regolarità” intrinseca nella parola ordine. L’equilibrio si può verificare in maniera fortuita o per volontà degli attori che riescono, concordandosi, a trovare bilanciamenti stabili del sistema, nel secondo caso, invece, è la volontà degli attori coinvolti a creare un determinato  “ordine”.

I sistemi viventi sono caratterizzati da un flusso incessante di relazioni che li interconnette gli uni con gli altri, in un processo di continuo cambiamento. Ecco perché la particolarità della connessione esistente tra le parti di un sistema risiede soprattutto nella sua non-linearità: non c’è un rapporto di causa-effetto tra le parti coinvolte in una relazione, ma solo di causalità circolare. Il poeta francese Paul Claudel affermava “L’ordine è il piacere della ragione: ma il disordine è la delizia dell’immaginazione”. Ordine e disordine non si escludono a vicenda: ma è necessario che si possa scegliere un “equilibrio” e non che si debba sottostare ad un ordine imposto. Queto tipo di “ordine” può essere anche artificioso, rigido, vuoto. E invece, spesso, l’equilibrio è determinato proprio da un mutamento, da una “novità”.

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Ecco allora la differenza simbolica ed energetica che la frase “Mondo Nuovo” rivendica rispetto a quella del “Nuovo Ordine”: creare un Mondo Nuovo significa confrontarsi con la possibilità tenere quello che è positivo (esperienze, situazioni, eventi) e lasciar andare tutto ciò che non fa parte dei bisogni nel momento presente e del significato che hanno per noi. Vuol dire imparare non solo ad aggiungere ma anche a togliere, prendendosi la responsabilità di farlo e rinunciando a mantenere un’apparente sicurezza, depositandola in un ordine imposto, determinato e determinante. Costruire un mondo nuovo significa dare spazio alla creatività, al talento, alle risposte del dubbio che crea possibilità, della libertà che crea spontanea responsabilità. Non è la realtà che crea le parole, sono le parole che creano dei mondi.

Giordano Bruno soleva dire: “Penso, quindi non sono. Intuisco, pertanto esisto”. Le parole che scegliamo per descrivere le nostre esperienze influenzano la nostra stessa esperienza di vita. Prestiamo molta attenzione all’uso che facciamo delle parole e non confondiamone i significati. Per dare significato alle parole la nostra mente, passa inconsciamente in rassegna tutti i significati possibili che quella parola evoca, ed è strettamente dipendente dalle singole esperienze vissute. Il nuovo e l’equilibrio sono “Parole Potenzianti”, Ordine è una parola depotenziante perché ci mette di fronte ad un’imposizione, una costrizione inconscia: ciò che “dobbiamo” ma non “vogliamo” diventa un boomerang.

Il Mondo Nuovo costruisce, il Nuovo Ordine (anche se mondiale) distrugge. Perché è la parola che crea la realtà e non il contrario. Perché tutte le parole che noi utilizziamo per descrivere la nostra vita diventano la nostra vita.


[1] Il Nuovo Testamento, il Vangelo contrapposto al Vecchio; il nuovo mondo, il continente Americano, in quanto scoperta in età recente rispetto al mondo antico; le stelle nuove o, in forma latina, novae in astronomia ecc.